Felicità, vita morale e sacrificio. Una riproposizione in ottica tommasiana

Per una ricomprensione del sacrificio cristiano l’idea del dono e quella dell’autodonazione vengono spesso utilizzate in relazione alla vita morale. Queste pagine hanno voluto continuare questa suggestione, utilizzando un paradigma morale che vede nella felicità/beatitudine un punto prospettico. Il sacrificio in particolare come rinuncia va interpretato legandolo a un’attuazione del bene che è invece via principale felicitante per l’uomo. Il bene realizzato è più importante di eventuali perdite, rende felici/beati gli agenti morali. La vita virtuosa, nell’apporto teologale, permette di equilibrare i beni e unificarli in un’unica volontà buona. Il soggetto non guarda tanto a quello che perde ma a quello che già possiede: armonia che ridimensiona fortemente l’idea di sacrificio.

For an understanding of Christian sacrifice, the idea of gift and self-giving is often used in relation to the moral life. These pages wanted to continue this suggestion, using a moral paradigm that sees happiness/beatitude as a perspective point. Sacrifice in particular as renunciation is to be interpreted by linking it to a implementation of the good, which is instead the main path to happiness for man. The realised good is more important than any losses, it makes moral agents happy. The virtuous life, in the theological contribution, balances the goods and unifies them in a single good will. The subject does not so much look at what he loses but at what he already possesses: a harmony that strongly reshapes the idea of sacrifice.